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Corrado Faletti: Dopo anni in cui siamo stati fatti passare da mitomani pericolosi, finalmente qualcuno ha chiesto come sono andate in realtà le cose.

Ecco l’intervista rilasciata a La scuola a Colori.

http://lascuolaacolori.it/new/por-puglia-2017-controllori-arbitri-normalizzatori-recita-cosa/

Esisterà, da qualche parte, un ufficio che ha il compito del controllo sulle attività relative ai Progetti POR in mobilità transnazionale, promossi dalla Regione Puglia?  In attesa di individuarlo e ascoltare la voce  dei responsabili sull’argomento, abbiamo cercato di capire come funziona la fase del controllo, quando è il MIUR e non la Regione a promuovere  l’Azione finanziata.  Abbiamo raggiunto telefonicamente Corrado Faletti incuriositi anche dall’articolo pubblicato il 6 giugno da AgoraVox il cui argomento trattava appunto di controlli sui Progetti Europei. Ci risponde con grande disponibilità e voglia di raccontarsi.

Corrado Faletti ha diretto l’Ufficio Audit di Secondo Livello del MIUR fino al 2012, ufficio incaricato delle verifiche e del controllo dei Progetti PON delle Scuole delle 4 Regioni Obiettivo (Campania. Puglia, Calabria e Sicilia). La sua esperienza di “controllore” ci può tornare utile per farsi un’idea dei meccanismi che scattano quando si cerca//o si toccano “interessi”.

È giusto dare al ns pubblico elementi di conoscenza del nostro personaggio. Salito, qualche anno fa agli onori della cronaca giudiziaria per una brutta storia di false dichiarazioni sul possesso del titolo di Laurea, vicenda singolarmente scoppiata all’indomani delle “dimissioni” dall’incarico al Ministero. Sig. Faletti, stiamo parlando con un pregiudicato? 

Assolutamente no, così almeno dice il mio casellario penale; in realtà tutta questa montatura nei miei confronti, che ancora per poco si trova su internet perché grazie al mio avvocato Andrea Caristi, specialista di difesa della reputazione, a cui devo un ringraziamento speciale, e ad una serie di denunce per diffamazione che abbiamo fatto questi articoli sono in fase di cancellazione, questa montatura dicevo risale proprio al mio comportamento quando ero capo degli ispettori dei fondi europei al MIUR. In quell’occasione ho toccato, come giustamente osserva Lei, troppi interessi, e pertanto sono stato attaccato: visto che non mi si poteva attaccare nel merito (tutte le cose da me denunciate si sono alla lunga rivelate esatte) mi hanno attaccato sul personale. Mi permette un breve escursus sui fatti di allora:

  • ad aprile 2010 la comunità europea svolge un’ispezione sull’autorità di audit dei PON dando un parere negativo in quanto la stessa non svolgeva correttamente i controlli
  • io vengo allora incaricato, grazie alla mia esperienza bancaria, di ridisegnare il modello dei controlli di Audit per poter rispondere alle evidenze negative della CE.
  • Con i miei colleghi ispettori ridisegniamo il modello dei controlli in sei mesi e riceviamo i complimenti della comunità per il lavoro svolto e per il modello ideato.
  • Iniziamo ad usare il nuovo modello grazie al quale la percentuale di problematiche sale dallo 0,1 al 4 % in due soli mesi.
  • Iniziamo ad uscire a fare le ispezioni sulle scuole, cosa mai fatta prima, e troviamo di tutto un po’.
  • La comunità europea in seguito alle nostre segnalazioni sospende l’erogazione dei fondi europei.
  • Iniziamo ad essere attaccati in tutti i modi possibili, non ci vengono pagate le missioni, ci viene detto che facevamo troppi controlli, ed a marzo 2012 l’ufficio viene smantellato.
  • Io vengo sottoposto assieme ai miei colleghi ad una serie di atti intimidatori che l’articolo di Agoravox da lei citato riassume benissimo.
  • Cerco di segnalare alla pubblica opinione i fatti che stavano accadendo, ma sulla stampa sono uscite “solo” nel 2012 le pillole del sapere e i fondi europei dell’università.
  • Visti gli accadimenti do le dimissioni dal MIUR indicando che non concordavo con quanto stavo vedendo e che una volta uscito dal ministero sarei andato a raccontare quello che avevo visto.
  • Dieci giorni dopo le mie dimissioni sui giornali è uscito quello che lei ben sa.

Combinazione, coincidenze, assolutamente no, era tutto coordinato (basta “leggere” in sequenza gli accadimenti).                                                                               Tutti gli attacchi mi sono giunti dall’interno del MIUR, non dall’esterno, e pensi che ho ricevuto lettere, dagli organi superiori del MIUR, in cui mi si diceva che avevo fatto troppi controlli e che dovevo smetterla, altrimenti… Chiudo la risposta a questa domanda dicendoLe che sono comunque in possesso di una lettera di complimenti del Ministero per il lavoro da me svolto durante la mia attività, questo per dire che non stavo lottando contro l’Istituzione, ma contro chi usava quell’istituzione per mantenere sistemi ad personam (quanto le dico è non solo il mio ricordo dei fatti, ma il ricordo anche di altre persone e di una serie di prove documentali).

Del Suo articolo ci hanno colpito diversi punti, il primo riguarda l’analisi che lei fa circa i risultati fallimentari di questi anni di Fondi Europei, perché questa conclusione così netta?

Guardi i fondi Europei vengono distribuiti con l’obiettivo di livellare il PIL delle regioni, in questo caso italiane alla media UE, come può vedere da un qualsiasi grafico andamentale, ne allego uno per comodità, i risultati possiamo dire non sono incoraggianti.

Se poi prendiamo il recente rapporto Eurostat sui dati 2012-2015 vediamo che le regioni del sud addirittura stavano meglio nel 2012.

Un numero su tutti: a luglio 2016 è stato speso solo il 2,16% dei fondi strutturali previsti per il periodo 2014-2020, che ammontano a un totale di 64 miliardi di euro. Considerando che a luglio si è esaurito già il 40% dei 7 anni a disposizione per la spesa, il forte ritardo è evidente.  Insomma di cosa stiamo parlando?  noltre consideriamo che il vero problema dei PON è la mancanza di progetti strutturati. Direi che solo ultimamente ho visto linee di erogazione che seguivano un minimo di struttura, ad esempio quella riferita all’implementazione del wifi nelle scuole anche se come sempre i buchi ci sono… quali mi chiederà Lei, intanto che il wifi non serve a nulla se non viene fornita anche una decente connessione internet, ed il PON la vietava espressamente, lasciando le scuole a barcamenarsi tra comuni e provincie con connessioni ridicole o pagando cifre significative per poter avere la connessione veloce. Altra pazzia di uno stato che non controlla la trasmissione dati ma che ne ha fatto mercanzia di concessioni. Ma soprattutto facendo fare alle scuole progetti wifi senza le opportune competenze e quindi lasciandole in balia dei fornitori. Lasciamo perdere poi il caso della convenzione consip sul wifi… 

Nell’articolo citato sembra quasi esistere una relazione tra le risorse messe a disposizione dai Fondi Strutturali Europei e il modesto riconoscimento economico del personale della Scuola quasi a giustificare gli interventi come se si trattasse di una camera di compensazione per gli stipendi troppo bassi: dai Dirigenti ai Docenti, passando per gli addetti delle Segreterie delle scuole, non le sembra un po’ riduttivo dare questa chiave di lettura a fronte dei milioni di Euro spesi? 

Ma certo che esiste una connessione, anche solo per convincere le scuole a partecipare ai progetti PON. Spesso è l’unico modo per invogliare le scuole a sobbarcarsi della quantità assurda di oneri che i progetti PON spesso portano sulle segreterie. Occorre però fare una riflessione seria: le scuole sono troppo cariche di oneri operativi che sono stati buttati sulle segreterie scolastiche senza un adeguato percorso di formazione, ma senza nemmeno procedure che funzionino almeno nella media. In ogni caso sarebbe utile ripensare a queste voci di costo e rivedere le attività che vengono richieste alle scuole.

Stiamo “curiosando” tra i Progetti POR della regione Puglia, riscontrando situazioni non sempre chiare con momenti di vero e proprio paradosso. Lei che è stato un uomo di punta del sistema del controllo dei PON Nazionali, quali sono secondo la sua esperienza le forme di controllo che sono messe in campo a livello locale e soprattutto che consiglio darebbe su cosa guardare?

Il paradosso dei controlli sta nelle tre i: influenza, incompetenza ed Interessi.

L’influenza muove troppi interessi e parliamo di un livello politico molto alto che non possiamo trattare brevemente perché lo renderemmo insignificante, ma che comunque interviene a livello di ministri, commissari europei, immagine del governo in auge, lotte intestine in seno alla UE. Io stesso sono stato ripreso da uno dei Ministri di allora perché facevo troppi controlli. 

L’incompetenza, da intendersi non in modo cattivo, ma proprio come mancanza di preparazione, fa sì che chi controlla si attenga esclusivamente al rigido formalismo delle carte al fine di non incappare in errate interpretazioni, ma chi controlla i fondi europei deve conoscere molto bene anche come funziona la scuola altrimenti non è in grado di capire se qualcosa è stato “taroccato”.  Ricordo che i regolamenti dei PON prevedono che vengano rispettate tutte le regole nazionali, ovvero il codice degli appalti, il codice dell’amministrazione digitale, non è che per fare i PON non si deve rispettare la normativa in essere.  Lei nei suoi articoli ha perfettamente centrato il punto per esempio delle lettere di invito a partecipare ai bandi. A volte basterebbe fare le visure camerali delle ditte per capire cosa c’è sotto.

Gli interessi, ah quale poesia, quale sublime fatto della vita italiana, quale intoccabile narrazione del quotidiano l’interesse. Quando i controlli toccano gli interessi anche solo locali allora parte il mondo lancia in resta; sindacati, politica, associazioni, imprese, tutti perché l’interesse è uno dei primi punti che i controlli osservano.

Mi ricordo che venivamo chiamati gli sceriffi, io ed i miei tre colleghi ispettori, perché non guardavamo a nessun interesse se non quello degli alunni. Quindi mancavano dei computer lo segnalavamo, c’erano agenzie di formazione poco chiare, segnalate. Non c’erano malizie nel nostro agire, eravamo ispettori dei PON. Cosa guardare? Semplice basterebbe porsi tre domande: chi è questo che ha vinto, cosa ha vinto, con che procedura ha vinto. Per farlo bene occorre essere nelle scuole. In tutta onestà devo però dirle che negli anni in cui facevo le mie ispezioni, siamo stati sul territorio per un anno poi ci hanno fermato, la Puglia era la Regione migliore. E certamente non sono le scuole i colpevoli di questo scempio, ma piuttosto la mancanza di “intelligenza operativa”.

Dal prossimo anno scolastico i progetti Europei di questa tipologia saranno promossi in tutte le scuole italiane. Dovremmo prepararci ad assistere ad “anomalie” come quelle registrate i Puglia o da questa esperienza possiamo tirar fuori un utile lezione. Facendo cosa?

Le lezioni sono utili sempre per chi vuole imparare. Infatti grazie alla mia esperienza per esempio hanno spostato l’unità degli ispettori dal Miur al Mef, cosa che avevo chiesto a gran voce più volte durante le riunioni a Bruxelles, non era possibile che i controllori fossero gerarchicamente sotto i controllati.                                                      Queste anomalie esistono da sempre, ma sono un retaggio di un eccessivo apparato burocratico che il nostro paese ha costruito. Sovrastrutture che servono unicamente a gestire clientelismi ed affiliazioni. Aveva ragione Tacito “Corruptissima re publica plurimae leges” nel Libro III degli Annali, e soprattutto leggi che non fanno quello che promettono. Guardi come esempio le cito il codice degli appalti che porta complicazioni infinite sulle scuole per acquisti che spesso non superano i mille euro.

È ancora in uso presso il MIUR il modello di monitoraggio sulle procedure di controllo da lei “inventato”.  In cosa consiste questo modello di controllo?

Da quello che mi risulta si, anche vedendo sul sito del Miur, tutto quanto realizzato è ancora presente, per fortuna alcune indicazioni che avevamo esposto sono state recepite (vedi spostamento autorità in altra sede gerarchica). Il modello principalmente attuava una ponderazione del rischio valutando complessivamente i controlli e prevedeva una forte interazione in loco per verificare anche in dettaglio la documentazione locale. 

Lei ha avuto quotidiane frequentazioni con i così detti “controllori di Bruxelles” funzionari che valutano la documentazione dei singoli Progetti provenienti dall’Italia, le chiedo su quali aspetti si soffermano i controllori europei nel valutare la documentazione prodotta. Le chiedo ciò perché qualche anno fa mi è capitato di essere presente ad una telefonata effettuata in viva voce tra un Dirigente Scolastico e un importante Dirigente del Ministero che ad una precisa domanda rispose testualmente “ a noi importa poco sapere chi è o a quali requisiti tecnici  risponde il fornitore, a noi interessa solo la formale fattura della prestazione”. Ricordando che parliamo di risorse pubbliche, le chiediamo: I controllori Europei sono Formali guardando solo ai giustificativi cartacei o badano alla reale ricaduta prodotta dall’Azione finanziata.

Posso solo riferirmi alle persone che ai tempi lavorarono in stretto contatto con il mio team e devo dire che l’interazione con loro fu splendida e molto efficace. Anche loro furono però destinati ad altro proprio poco dopo che il mio gruppo di ispettori fu sciolto, dall’oggi al domani. In realtà il loro compito è monitorare l’azione delle Autorità nazionali per verificarne la correttezza comportamentale, per quanto riguarda i risultati dobbiamo tornare alla mia risposta alla seconda domanda.

Ci pare di capire che la macchina burocratica del MIUR dell’epoca non abbia molto gradito il suo iper attivismo, forse anche perché Lei era un esterno alla burocrazia ministeriale. In periferia il modello del controllo e le logiche possono essere diverse, se la responsabilità del controllo è in “house”

No non gradì molto il mio modo di fare, anche se devo dire che molte persone gradirono invece l’ondata d novità che riuscii ad introdurre con le mie iniziative. Certo detto da me sembra ovvio, ma la mia attività, dopo la mia uscita dal MIUR, fu valutata da una società di consulenza che riportò numeri molto interessanti e positivi.   Per farle un esempio l’introduzione dell’ordinativo informatico locale sulle scuole fu un progetto che portai a termine e che ha dato alle scuole un’efficace risparmio di tempi e costi.

Gli errori e le anomalie riscontrati nella sua esperienza professionale, in quale percentuale sono da imputare all’inesperienza della Scuola e quanto alla malizia di chi opera all’interno?

Ci sono una serie di errori banali che sono dovuti all’inesperienza delle scuole e di questi i PON sono pieni, ma la vera malizia non appare nei piccoli errori di gestione, ma nei progetti che sembrano perfetti.

Il caso limite di un Progetto PON di cui ha constatato l’enormità? 

Non faccio nomi ma le posso dire che in un caso molto grave avevamo segnalato delle irregolarità di un ente di formazione regionale in Sicilia che alla fine è stato chiuso giusto l’anno scorso, quindi dandoci ragione ben 8 anni dopo la nostra osservazione.

Dal prossimo anno come abbiamo già detto, beneficeranno dei progetti PON tutte le regioni Italiane.  Che risultati si aspetta da questi interventi?

Spero sempre nelle scuole, che capiscano sia l’importanza dei fondi europei che il fatto che vanno progettati con grande lungimiranza sul futuro dei ragazzi. Non è corretto usare i PON per aggiustare le magagne che inevitabilmente le scuole hanno perché da anni lo stato non da loro i fondi necessari per funzionare. Ma vogliamo vedere i fondi scuole belle a cosa sono serviti? Esclusivamente a far lavorare alcune cooperative a cui erano stati tolti i soldi dall’allora Direttore generale Marco Filisetti quando si occupò nel 2011 di ridurre i costi delle pulizie delle scuole, che in effetti ridusse di circa 300 milioni all’anno. 300 milioni all’anno che sono tornati triplicati con Scuole belle appunto. Ma vah?

Trasparenza e controllo delle procedure sono la linea maestra per l’efficacia e la qualità dei Progetti. Quali sono gli strumenti che le scuole devono usare per creare un clima di garanzia e fiducia sul loro operato. 

Le scuole non hanno grandi abitudini alla trasparenza, ma non è colpa loro, in realtà sono state abbandonate per anni poi di colpo nel giro di una decina d’anni sono state buttate sulle scuole talmente tante incombenze (alcune assurde) che le segreterie non riescono nemmeno a tenere il calendario di quello che devono fare. Certo dimostrare la trasparenza dell’azione amministrativa è sicuramente un percorso da intraprendere, ma forse ancora di più utilizzare i canali di comunicazione con le famiglie per tenere aggiornati i genitori, rendendo sempre più evidente l’azione complessiva della scuola.

Che ne pensa dello slogan, dal tono ampiamente goliardico, lanciato da un Dirigente Scolastico “ Il PON è Mio e lo gestisco IO” 

Bellissimo, è la realtà di oggi. In realtà a questo Preside consiglierei di prendersi un bravo consulente per farsi “aiutare” a gestire il PON.

Il buon esito e l’efficacia dei controlli sono un merito che va imputato alla volontà politica o a quella amministrativa?

Il buon esito dei controlli avviene con la neutralità. Nessuna delle due forze citate può essere responsabile dell’esito dei controlli, anzi inevitabilmente lo influenzano. Ma come pensa che una forza come il Mef possa bloccare dei fondi quando lo stesso Mef si lamenta perché l’Italia non riesce a sfruttare tutti i fondi disponibili?  Ma come può la politica esternare che gli ingranaggi gestiti siano sdentati? Inoltre i controlli dovrebbero avere il compito non di punire qualcuno ma di evitare che i fondi vadano sprecati, almeno quei pochi che vengono utilizzati.

Quest’ultima cosa è molto difficile da capire, le ho già detto che noi venivamo definiti sceriffi perché nel fare i controlli eravamo distanti e quindi puntuali nelle nostre osservazioni. Pensi che quando trovavamo irregolarità ci veniva detto che ora per allora si potevano mettere a posto, come dire “avete trovato che mancava un computer in un laboratorio, e va beh ne prendiamo uno ora dalla segreteria lo mettiamo nel laboratorio così abbiamo messo a posto come se fosse allora…” da spanciarsi dalle risate se non fosse drammatica l’affermazione.

Vista come si è conclusa la sua storia personale, rifarebbe tutto o ascolterebbe i consigli del personaggio satirico che si ispira al Senatore Razzi?

Dopo la mia vicenda personale sono diventato un cultore della materia sul tema “fatti li c… tua” ma in tutta onestà le dico che rifarei tutto daccapo. Io ho lavorato con coscienza e i fatti sono chiarissimi: non sono stato rimosso dal mio incarico, ma in realtà tutto un ufficio di 5 ispettori e 12 consulenti, me compreso, è stato azzerato da un giorno con l’altro e questo non è strano??? Se ero mitomane e sceriffo io gli altri 16 cosa c’entravano, allora se sono stati sollevati tutti dall’incarico forse allora il marcio non era in quell’ufficio, ma di questo ovviamente nessuno ne ha parlato. Calcoli che dopo che sono uscito dal Miur tutta la marea di fango ricevuta mi ha fatto perdere molti lavori, i sindacati non perdevano occasione per attaccarmi e quindi molti dirigenti scolastici per paura non mi hanno più chiamato a tenere corsi o a fare attività con loro, ma devo certamente ringraziare quei dirigenti che invece conoscendo la mia storia non si sono fatti spaventare ed hanno continuato a tenere rapporti con me. In realtà oltre al mondo della scuola come Lei ben sa io faccio anche altri mestieri, e certo essere ancora consulente di istituzioni finanziarie, giornalista, scrittore mi ha aiutato a sopravvivere durante questa fase di ostracismo veramente paradossale, specie calcolando che le accuse rivolte a me sei anni or sono divengono una piccola cosa rispetto a quelle rivolte all’attuale ministro nei mesi scorsi. Adesso che le mie querele stanno avendo esito positivo, adesso che a distanza di anni tutto quello che avevamo detto e scoperchiato viene puntualmente ripreso dalla magistratura, forse adesso chi vede quel fango capisce il valore che ha sempre avuto, il tentativo di screditare qualsiasi cosa io potessi dire.

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